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Il mondo è fatto per finire in un bel libro (Stéphane Mallarmé)

Sono nata a La Plata, in provincia di Buenos Aires, nel 1968, ma già nel 1975 la mia famiglia è costretta ad abbandonare l’Argentina, e io con loro, a causa dei turbolenti avvenimenti che porteranno al golpe del 1976 e alla successiva dittatura militare, per andare a risiedere in quello che oggi è l’ex Jugoslavia. Faccio le elementari a Belgrado, imparando a scrivere il cirillico prima ancora di conoscere l’alfabeto latino. Nel 1979 approdiamo a Trieste, città dalla quale erano partiti, a loro volta, i miei nonni paterni per emigrare in Argentina verso gli inizi del Novecento. Da allora risiedo in questa città, con qualche interruzione di prolungati soggiorni in altre città europee, senza peraltro mai smettere di far ritorno periodicamente in Argentina, e senza tralasciare di frequentare con una certa assiduità anche i paesi che costituiscono l’ex Jugoslavia.

Ho studiato filosofia a Venezia, dove mi sono laureata, a Londra e a Graz, dove ho seguito dei corsi di perfezionamento, a Parigi, dove ho conseguito il Diplôme d’Études Approfondies, e poi di nuovo a Venezia dove ho concluso il mio dottorato di ricerca, sempre in filosofia. Parlo e scrivo le lingue con cui mi sono trovata a confronto in questi anni. Il mio percorso accademico all’epoca è incentrato fondamentalmente intorno alla filosofia del linguaggio e al rapporto che intercorre tra filosofia analitica e filosofia continentale.

Già durante gli anni di studio, inizio a tradurre. Lavoro con l’italiano, lo spagnolo, il serbo. Dapprima traduzione specialistica, per guadagnare qualche soldo, poi traduzione di film nel settore del sottotitolaggio elettronico per i festival di cinema, per arrivare infine al mio interesse fondamentale che è la traduzione letteraria, in particolare quella poetica. Questa svolta coincide con il mio lunghissimo periodo di insegnamento di Lingua Spagnola, in qualità di professore a contratto, in diverse università italiane, a Trieste, nella Facoltà di Scienze Politiche, a Udine, nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, e di recente anche a Roma.

A chi sembrasse troppo eclettico questo percorso, rispondo così: è stato per me il modo più consono e naturale di dar voce al mio vissuto, di combinare tutti i miei interessi e tutte le mie capacità, facendoli interagire insieme. Dagli studi filosofici sul ruolo costitutivo del linguaggio nell’identità umana, alla pratica della traduzione e alle riflessioni teoriche che ne scaturiscono sul rapporto tra lingua e cultura, da una parte, e tra lingue diverse, dall’altra, all’insegnamento di una lingua specifica, in questo caso lo spagnolo, che non si limiti all’elenco schematico di regole grammaticali di superficie, bensì che metta in luce i meccanismi più profondi insiti in quel che noi facciamo con le parole. Dal linguaggio alle lingue, dunque, tra teoria e pratica, pervenendo, infine, ad un ambito privilegiato di studio e applicazione che è quello della poesia. Dico “infine” anche se la poesia sta in realtà all’inizio: ci sono cresciuta dentro, con un padre poeta, di cui ho tradotto, nel corso degli anni, una cospicua parte dell'opera dallo spagnolo verso l'italiano.

Nel maggio del 2014 sono stata premiata al Salone Internazionale del Libro di Torino per il racconto “Viavai”, arrivato secondo classificato al CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE "LINGUA MADRE" IX EDIZIONE, racconto pubblicato nel corso di quest’anno nel volume Lingua madre. Duemilaquattordici, Edizioni Seb27, Torino.

Nello stesso anno ho partecipato al PREMIO NAZIONALE PER LA TRADUZIONE POETICA ACHILLE MARAZZA con la traduzione dell'opera di Delmira Agustini, libro finalista che ha ottenuto una menzione della giuria per l'eccellenza del lavoro svolto. Lo stesso volume ha vinto il PREMIO INTERNAZIONALE CALABRIA 2014 a uno studioso di letteratura straniera.

E ancora, sempre nel 2014, il romanzo di Juan Octavio Prenz Il signor Kreck da me tradotto in lingua italiana ha vinto il PREMIO LETTERARIO LATISANA PER IL NORD-EST 2014 sezione narrativa.

 

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